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IN ARGENTINA ARRIVA LA GIUSTIZIA ALGORITMICA PREDITTIVA. L’IMPATTO DELL’IA SUL SISTEMA PENALE NON VA SOTTOVALUTATO. UN’ANTICIPAZIONE DEL NOSTRO PROSSIMO NUMERO.

IN ARGENTINA ARRIVA LA GIUSTIZIA ALGORITMICA PREDITTIVA. L’IMPATTO DELL’IA SUL SISTEMA PENALE NON VA SOTTOVALUTATO. UN’ANTICIPAZIONE DEL NOSTRO PROSSIMO NUMERO.

In Argentina arriva la giustizia algoritmica predittiva. L’impatto dell’IA sul sistema penale non va sottovalutato. Un’anticipazione del nostro prossimo numero.

Diamo notizia della recente creazione, in Argentina, di un’Unità di Intelligenza Artificiale Applicata, nell’ambito del Ministero della Sicurezza Nazionale e del Programma Nazionale Completo di Intelligenza Artificiale nella Giustizia, costituitosi nell’orbita del Ministero della Giustizia e dei Diritti Umani della Nazione. Scopo di questa struttura sarebbe quello di introdurre l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in chiave predittiva, per predire e prevenire la commissione di crimini e per sfruttare un meccanismo di riconoscimento facciale per rintracciare i ricercati. Questo progetto, insieme ad altri casi recenti, dimostra l’attualità dello spinoso rapporto tra intelligenza artificiale e sistema penale. Non a caso, il prossimo numero di Diritto di Difesa si occuperà proprio di tale rapporto e ospiterà diversi contributi sul punto.  

Non è passata inosservata la proposta dell’attuale esecutivo argentino di implementare un sistema predittivo con lo scopo di prevedere e prevenire la commissione di crimini futuri.

L’iniziativa del governo, guidato dal presidente Javier Milei, infatti, ha suscitato grande preoccupazione tra le associazioni che si occupano di diritti umani nel paese, tanto che Amnesty International e il Centro Argentino di Studi sulla Libertà di Espressione e Accesso all’Informazione, come riportato dal The Guardian, hanno criticato aspramente questa decisione. A quanto emerso finora, la cosiddetta Unità di Intelligenza Artificiale Applicata è stata creata nell’ambito del Ministero della Sicurezza Nazionale e del Programma Nazionale Completo di Intelligenza Artificiale nella Giustizia, nell’orbita del Ministero della Giustizia e dei Diritti Umani della Nazione. Il progetto in questione consisterebbe nell’utilizzo di algoritmi di apprendimento automatico per analizzare i dati storici sulla criminalità per prevedere crimini futuri. Tra gli altri strumenti allo studio, inoltre, figura anche l’applicazione di un software di riconoscimento facciale per l’identificazione di “persone ricercate”, anche attraverso il tracciamento dei social network e il controllo in diretta delle telecamere di sicurezza. Sempre come riportato dal noto quotidiano inglese, tra l’altro, “il ministero ha affermato che la nuova unità aiuterà a rilevare potenziali minacce, identificare movimenti di gruppi criminali o anticipare disordini”. Proprio quest’ultima considerazione, pur non stupendo, in linea com’è con l’indirizzo dell’attuale esecutivo, orientato verso la promozione della criminalizzazione della protesta sociale e caratterizzato da politiche law & order e tough crime, ha fatto scattare un campanello d’allarme. Anche se le autorità hanno annunciato che l’utilizzo di questo meccanismo predittivo si muoverà entro la cornice della disciplina in materia di privacy, in effetti, le criticità appaiono molteplici.

In ogni caso, al di là della situazione argentina, di cui si potranno nei prossimi mesi apprezzare gli sviluppi, è utile sottolineare come l’intelligenza artificiale abbia ormai acquisito uno spazio sempre maggiore anche nel sistema penale. Uno dei casi più noti, soprattutto per le plurime problematiche, applicative e in termini di rispetto per le garanzie processuali, che lo hanno contraddistinto, è quello del sistema COMPASS negli Stati Uniti, utilizzato per la valutazione del rischio della recidiva. Non è l’unico caso: si all’utilizzo di meccanismi simili, attraverso la Public safety assessment per la valutazione relativa alla concessione della libertà su cauzione nello stato del New Jersey. Si tratta, chiaramente, di una questione che solleva plurimi interrogativi e che sollecita il penalista ad una riflessione e ad un approfondimento non più rinviabile. L’intelligenza artificiale applicata alla giustizia non è più materia ad appannaggio della fantascienza, ma rappresenta una realtà con la quale confrontarsi e che richiede la massima attenzione, sapendo di trovarsi di fronte a un “mutamento di paradigma, se non di una rivoluzione epistemologica che si accompagna ad una vera e propria frattura antropologica”[1] . D’altronde, “il sistema penale è un sistema personocentrico e personologico, pensato per l’uomo ed affidato al giudizio dell’uomo”[2] e l’intervento algoritmico altera gli equilibri, aprendo a nuovi scenari. Proprio per riflettere sull’impatto di queste novità, per individuare le criticità per le garanzie che producono e per valutare le eventuali, possibili opportunità che offrono al sistema giustizia, il prossimo numero della nostra rivista si occuperà proprio del rapporto tra il diritto penale e l’intelligenza artificiale.

[1] Così V. Manes, L’oracolo algoritmico e la giustizia penale. Al bivio tra tecnologia e tecnocrazia, Discrimen, 15/5/2020.

[2] Ibidem