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“GIOVANNI FALCONE AL CINEMA.  UNA VITA DA GIUDICE, SENZA LE PARTI NOIOSE” – INTERVISTA DI FABIO FERRARA ALL’AUTORE, CARMELO FRANCO

“GIOVANNI FALCONE AL CINEMA. UNA VITA DA GIUDICE, SENZA LE PARTI NOIOSE” – INTERVISTA DI FABIO FERRARA ALL’AUTORE, CARMELO FRANCO

FERRARA-FRANCO – GIOVANNI FALCONE AL CINEMA. UNA VITA DA GIUDICE SENZA LE PARTI NOIOSE.PDF

“GIOVANNI FALCONE AL CINEMA. UNA VITA DA GIUDICE, SENZA LE PARTI NOIOSE”

Intervista di Fabio Ferrara all’autore, Carmelo Franco.

Intervista di Fabio Ferrara, presidente della Camera Penale di Palermo, a Carmelo Franco[1], già componente della Giunta dell’Unione Camere Penali italiane, autore del libro “Giovanni Falcone al cinema. Una vita da giudice, senza le parti noiose”[2].

Ferrara: Come nasce la stesura di questo libro?

Franco: Intanto, posso dire che questo libro origina da una duplice considerazione: Giovanni Falcone è uno dei personaggi della storia recente (o della cronaca più risalente) che è stato rappresentato, da protagonista o quale personaggio secondario, in lavori di finzione (al cinema ed in televisione) più volte, al pari, se non di più, di altre figure storiche della nostra storia. Inoltre, l’altra riflessione che mi ha mosso nella scrittura di questo libro è che del giudice palermitano si è scritto (e detto) tantissimo, ma nessuno si era mai occupato di scrivere un saggio sull’argomento. Poi, la mia passione cinefila e la conoscenza di determinati contesti storici, in ragione di quella che è la mia professione, mi ha spinto e convinto nel cimentarmi in questa iniziativa editoriale.

Ferrara: Ed infatti, questo è il tuo secondo libro, dopo “Il cinema di mafia” del 2009, possiamo trovare dei punti di contatto fra queste due pubblicazioni?

Franco: La principale connessione è costituita, probabilmente, dall’urgenza di colmare quello che anche allora ritenevo essere un vuoto editoriale. Ed infatti, pure il primo saggio, scritto insieme al mio collega Paolo Di Fresco, riguardava un argomento su cui nessuno, prima di allora, aveva mai scritto, cioè rendere coerente ed unitaria un immaginario cinematografico molto vasto, non circoscritta al genere “mafia movie”, ma relativo ad ogni lavoro di finzione al cinema, che narrava di contesti o personaggi inseriti in organizzazioni criminali (cioè sotto il paradigma dell’art. 416 bis, per intenderci). Nel 2019, poi, ci ha pensato uno scrittore e docente di cinematografia, Emiliano Morreale, a pubblicare un volume avente lo stesso argomento (La mafia immaginaria). Poi, è evidente che la narrazione di finzione che si è fatta di Falcone si può annoverare, anche e principalmente, nel genere del “mafia movie”, o del cinema di mafia, è questo può essere un altro punto di contatto fra i due saggi.

Ferrara: È corretto ritenere che il libro si presta ad una duplice lettura, da un lato l’apporto cinefilo, cioè l’analisi della lunga carrellata di opere cinematografiche e non, che hanno raccontato la figura di Giovanni Falcone, da un altro il racconto del contesto storico in cui sono maturati i tanti avvenimenti della vita del Giudice?

Franco: È assolutamente esatto. Infatti, quando ho cominciato a scrivere mi sono subito reso conto che la disamina che mi accingevo a compiere, non poteva limitarsi al solo dato cinefilo, perché imprescindibile era anche analizzare, o approcciarmi, ai contesti in cui sono maturate gli avvenimenti, poi narrati al cinema (o in televisione). Tuttavia, per non appesantire la lettura, sono ricorso alle (tante) note a piè di pagina, che quasi costituiscono una narrazione a sé stante, che può consentire ai lettori, specie ai più giovani, di apprendere i tanti fatti, le vicende e gli aneddoti, processuali e non, che hanno contraddistinto gli ultimi trent’anni della nostra storia, chiaramente legati alla vita del Giudice Falcone.

Ferrara: Il sottotitolo del libro, “Una vita da giudice, senza le parti noiose”, appare curioso, da dove origina questa definizione?

Franco: Senza volere fare spoiler, posso spiegare a cosa mi sono ispirato: ho voluto parafrasare la descrizione che Alfred Hitchcock dava del cinema, e cioè, secondo lui, “il cinema è la vita senza le parti noiose”. Quindi anche la narrazione che si è fatta di Falcone al cinema ha necessariamente sacrificato delle parti della sua vita, più o meno importanti, secondo la sensibilità dei tanti registi che ne hanno narrato la storia. E questo non sempre è stato un bene.

Ferrara: Questo che tu dici, penso si leghi al finale che hai scelto per il tuo libro, hai citato Quentin Tarantino, vuoi dirci cosa esattamente intendevi?

Franco: Probabilmente, nella narrazione che si è fatta di Falcone, specie nei lavori realizzati subito dopo gli eccidi del 92, si può rintracciare qualche tendenza agiografica. Quindi ho pensato di chiudere il saggio con una invocazione, o una provocazione, citando il regista che, con i suoi film, ha saputo reinventare la storia, modificandola con dei finali diversi, rispetto a come si sono svolti determinati avvenimenti tragici del nostro passato. Chissà, allora, che questo non possa essere un nuovo approccio, con riguardo ai prossimi film che sicuramente saranno ancora dedicati a Giovanni Falcone.

Ferrara: Guardando la copertina si vede che è stata realizzata da una mano esperta, ci vuoi dire chi l’ha realizzata?

Franco: L’autore è Beppe Madaudo, un pittore molto bravo (e noto), che mi ha voluto fare questo dono, e ciò costituisce, secondo me, un valore aggiunto del libro, al pari della bella prefazione che ha scritto Valerio Spigarelli, che non ha bisogno di essere presentato a chi legge, quindi, colgo l’occasione per ringraziarli entrambi.

Ferrara: L’ultima domanda è quasi obbligatoria in questo tipo di interviste, hai già pensato ad una prossima pubblicazione?

Franco: Ma, considerando che fra il primo ed il secondo libro sono passati più di dieci anni, ho ancora tanto tempo per pensarci. Al di là della battuta, non so se ci sarà mai un’altra pubblicazione. Tuttavia, la mia passione cinefila, che coltivo da sempre, mi porterà sicuramente a scrivere, come ho sempre fatto, degli articoli sul tema, nelle riviste o nei siti, che vorranno darmi questo spazio.

[1] È autore anche del libro “Il cinema di mafia”, pubblicato nel 2009 (coautore Francesco Paolo Di Fresco, ed. Serradifalco), nel 2010 ha curato la rassegna “Il cinema di mafia…un percorso italiano”, che ha avuto luogo a Corleone, presso la C.I.D.M.A. (Centro Internazionale di Documentazione sulle Mafie e del Movimento Antimafia) e vanta diverse pubblicazioni sul cinema, in varie riviste e testate.

[2] Carmelo Franco, Giovanni Falcone al cinema. Una vita da giudice, senza le parti noiose, Torri del Vento Edizioni, 2022.