LA GIUSTIZIA DI PAPA FRANCESCO – Carlo Guarnieri
di Carlo Guarnieri[1]
Un primo commento sulla riforma dell’ordinamento giudiziario dello Stato Città del Vaticano del 16.03.2020
I drammatici avvenimenti di questi giorni, legati all’epidemia che ha investito anche il nostro paese, hanno forse messo in sordina un’importante novità istituzionale: la riforma dell’ordinamento giudiziario dello Stato della Città del Vaticano[2].
La cosa è comprensibile, ma non toglie che non vada trascurato il segno di questa riforma, che peraltro si innesta in una tendenza che ha caratterizzato da un certo tempo il Vaticano, tendenza accelerata anche da alcuni clamorosi casi che hanno investito di recente la sua giustizia.
Svariate sono infatti le novità introdotte, tutte volte a favorire un esercizio “tempestivo ed efficace” della funzione giurisdizionale. Due, a nostro avviso, vanno sottolineate.
Innanzitutto, viene chiaramente rimarcata la distinzione fra magistratura giudicante e requirente. L’ufficio del Promotore di giustizia – è questa la denominazione del pubblico ministero vaticano – viene ora regolato da specifiche norme. Pur sottolineando che il Promotore esercita le sue funzioni in “autonomia e indipendenza”, l’ufficio viene organizzato in modo nettamente separato.
Si tratta di un’innovazione significativa, soprattutto perché avviene in un contesto culturale – quello che fa capo alla Chiesa Cattolica – caratterizzato, almeno tradizionalmente, da assetti processuali inquisitori, dove spesso la distinzione fra accusa e giudizio tende a svanire.
Come sottolineato dal presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone, uno dei criteri ispiratori del nuovo ordinamento è poi la convinzione che l’indipendenza dei magistrati e la loro capacità professionale siano condizioni indispensabili per svolgere con successo la funzione giurisdizionale. Così, una rilevante novità riguarda lo status ed il reclutamento dei magistrati vaticani.
Il Vaticano non è uno stato democratico. È però uno Stato di diritto dove il potere del sovrano – in questo caso, il Pontefice – è soggetto, appunto, al diritto. Ne consegue la necessità di garantire l’indipendenza dei magistrati: nell’esercizio delle loro funzioni sono infatti “soggetti soltanto alla legge” (art. 2.1), formula che riecheggia quella della nostra Costituzione.
Ma dove il nuovo ordinamento va forse al di là del nostro è nel reclutamento.
D’ora in poi i magistrati vaticani – con la sola parziale eccezione della corte di cassazione – verranno reclutati – anche a tempo parziale – fra professori universitari o altri giuristi di “chiara fama che abbiano maturato una comprovata esperienza in campo giudiziario o forense” in vari rami del diritto (art. 8.2).
È una modalità di reclutamento che avvicina la magistratura vaticana a quelle dei paesi di common law e che dovrebbe assicurare – in modo molto più efficace che nel caso delle magistrature dell’Europa continentale, legate ancora ad un assetto burocratico, tipico dei corpi della pubblica amministrazione – la professionalità e l’indipendenza dei suoi componenti. È infatti evidente che un magistrato affermato professionalmente più facilmente potrà giudicare sine spe ac metu, cioè non solo senza il timore di sanzioni ma anche senza l’attesa di gratificazioni.
Va aggiunto che questa modalità di reclutamento non può che far sì che esca accresciuto il prestigio del corpo, ulteriore aspetto che ne rafforza la reale indipendenza.
Naturalmente, i compiti della magistratura vaticana sono, se non altro per dimensioni, ben diversi da quelli della sua controparte italiana, fatto che impedisce ogni facile assimilazione.
Resta che l’intenzione di Papa Francesco di rafforzare professionalità, indipendenza e reputazione del corpo giudiziario si è tradotta in una accentuazione dei tratti che la avvicinano alle magistrature senz’altro più autorevoli fra quelle dei paesi democratico-costituzionali.
Qui sta forse un’importante lezione anche per i nostri eventuali – futuri? – riformatori.
[1] Professore Ordinario Sistema Politico Italiano e Giudiziari Comparati Università di Bologna – Co-Responsabile dell’Osservatorio sull’Ordinamento Giudiziario dell’Unione Camere Penali Italiane.
[2] LEGGE N. CCCLI SULL’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO 16 Marzo 2020, Motu proprio di Papa Francesco del 13.03.2020, VII anno di pontificato.