UN APPROCCIO COMPUTABILE AI DIRITTI PROCESSUALI PENALI E AL PRINCIPIO DEL MUTUO RICONOSCIMENTO. I PROGETTI DI RICERCA CROSSJUSTICE E FACILEX – DI GIULIA LASAGNI E GIUSEPPE CONTISSA
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UN APPROCCIO COMPUTABILE AI DIRITTI PROCESSUALI PENALI E AL PRINCIPIO DEL MUTUO RICONOSCIMENTO. I PROGETTI DI RICERCA CROSSJUSTICE E FACILEX.
di Giulia Lasagni* e Giuseppe Contissa*
Il contributo descrive due progetti di ricerca, finanziati dalla Commissione europea e sviluppati da un team multidisciplinare, composto da esperte ed esperti in procedura penale, informatica giuridica e informatica, con l’obiettivo di migliorare la tutela dei diritti fondamentali e facilitare la cooperazione giudiziaria in materia penale nell’Unione europea.
Sommario: 1. Introduzione – 2. Il progetto CrossJustice – 3. Il progetto FACILEX – 4. Prospettive future – 5. Appendice. La piattaforma CrossJustice/FACILEX: scenari applicativi.
1. Introduzione.
La giustizia penale nell’Unione europea rappresenta oggi un interessante banco di prova per testare come l’interazione tra diritto e informatica possa contribuire a rendere più efficace il sistema di tutela dei diritti, facilitando al tempo stesso la cooperazione fra gli attori processuali dei diversi Stati.
Come noto, la protezione dei diritti fondamentali delle persone indagate o imputate di un reato, così come delle vittime, è uno degli obiettivi principali della politica dell’UE in materia penale. Tuttavia, il livello di riconoscimento di tali diritti nell’Unione è fortemente influenzato dalle diversità esistenti fra i vari ordinamenti, prime fra tutte quelle linguistica e nella regolamentazione processuale penale degli Stati membri, nonché nella struttura data alle autorità di settore (giudicanti e inquirenti)[1].
Nella prassi, tale contesto rende spesso complesso individuare quale legislazione, e quindi quali diritti siano applicabili nel caso concreto.
Mentre in Europa si affrontano queste sfide, a livello globale il settore legale sta attraversando un periodo di evoluzioni e trasformazioni irreversibili. Le nuove tecnologie e i sistemi informatici sono i principali motori di questo cambiamento: macchine sempre più performanti, che operano con l’ausilio di tecnici professionisti, stanno rivoluzionando il modo in cui vengono svolte le procedure legali. Appaiono nuove applicazioni e piattaforme che impattano direttamente sull’attività pratica dei giuristi, in particolare arricchendo i testi legali con modelli computazionali di ragionamento giuridico, fornendo agli utenti valutazioni e spiegazioni automatizzate dei risultati con ragionamenti e argomentazioni;[2] fra tutti, i chatbot basati su large language models (tra i quali rientra ChatGPT) si distinguono certamente per il loro impatto dirompente, anche nella analisi della giurisprudenza e della legislazione.[3]
Inserendosi in questo filone, nel presente contributo si presentano i risultati di due progetti di ricerca che hanno affrontato i problemi descritti con un approccio multidisciplinare. Con approccio innovativo, gli studi non si sono limitati all’indagine degli aspetti teorici di settore, ma hanno prodotto strumenti concreti per supportare gli operatori giuridici e i cittadini nel recupero delle informazioni necessarie per affrontare procedimenti penali caratterizzati da elementi di transnazionalità.
2. Il progetto CrossJustice.
Il progetto CrossJustice (“Knowledge, Advisory and Capacity Building Information Tool for Criminal Procedural Rights in Judicial Cooperation”) si riferisce ad una ricerca internazionale della durata di trenta mesi, finanziata dalla Commissione Europea (DG JUST) e condotta sotto la supervisione dell’Università di Bologna[4]. Il progetto ha coinvolto sei partner istituzionali internazionali, annoverando illustri studiosi e ricercatori nel campo del diritto europeo, della procedura penale, dell’informatica giuridica e dell’informatica, nonché un partner privato, attivo nel settore della progettazione e dello sviluppo di piattaforme online.
CrossJustice ha preso in considerazione la tutela dei diritti fondamentali, esaminando criticamente le garanzie riconosciute all’indagato e all’imputato dalle sei direttive europee di settore: la Direttiva 2010/64/UE del 20 ottobre 2010 sul diritto all’interpretazione e alla traduzione; la Direttiva 2012/13/UE del 22 maggio 2012 sul diritto all’informazione; la Direttiva 2013/48/UE del 22 ottobre 2013 sul diritto di accesso a un difensore e di informazione di terzi; la Direttiva (UE) 2016/343 del 9 marzo 2016 sulla presunzione di innocenza e sul diritto di essere presenti al processo; la Direttiva (UE) 2016/800 dell’11 maggio 2016 sulle garanzie procedurali per gli imputati minorenni, ed infine la Direttiva (UE) 2016/1919 del 26 ottobre 2016 sul gratuito patrocinio.
Gli atti sono stati analizzati sia rispetto al quadro normativo di riferimento, sia nella loro applicazione pratica nella giurisprudenza delle corti nazionali superiori degli Stati membri. In particolare, il progetto ha esaminato undici ordinamenti europei: Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Polonia, Romania, Spagna, Svezia e Paesi Bassi. Come noto, infatti, nonostante il diritto europeo stabilisca standard minimi, la necessità di promuoverne un’applicazione effettiva e uniforme rimane tutt’altro che scontata, a causa della forte frammentazione nell’attuazione delle direttive a livello nazionale e nella difformità delle nozioni e tradizioni giuridiche di riferimento.
La ricerca ha proposto una visione innovativa sul tema per una duplice ragione. In primo luogo, sono stati prospettati, con i classici metodi dell’analisi giuridica, gli ostacoli che i diritti processuali previsti dalle direttive incontrano nella loro implementazione a livello nazionale. In secondo luogo, il progetto ha integrato all’analisi tradizionale un approccio informatico-giuridico, consistente nella traduzione delle menzionate direttive, nonché di parti di legislazione nazionale di attuazione, in un linguaggio computabile che è diventato il nucleo della piattaforma online CrossJustice.
Tale piattaforma si sviluppa in due moduli: un database legale e un modulo di consulenza, entrambi liberamente accessibili online.
Il database fornisce accesso alla legislazione ed alla giurisprudenza rilevanti, sia a livello europeo, sia a livello nazionale, tutto tradotto o riassunto in inglese dagli esperti di settore.
Il modulo di consulenza, invece, è un modulo interattivo e specificamente pensato per coadiuvare gli operatori nell’individuazione e nell’applicazione delle norme, nazionali o europee, relative ai diritti processuali delle persone indagate o imputate, sia a livello interno che transfrontaliero. Lo strumento può essere di supporto sotto due aspetti: 1) la valutazione della conformità degli strumenti nazionali di attuazione delle sei direttive con l’ordinamento europeo, evidenziando potenziali lacune nel processo di recepimento (ad esempio, lo Stato membro X è conforme con quanto prescritto dalle direttive UE n materia di diritto di accesso all’avvocato?); 2) la valutazione orizzontale della uniformità tra gli ordinamenti nazionali, così risultanti dall’attuazione delle direttive UE (ad esempio, la tutela della presunzione di innocenza nello Stato membro X è uniforme a quella riconosciuta nello Stato membro Y?).[5]
Per rispondere a tali obiettivi, il modulo di consulenza, a sua volta, è composto da tre strumenti che sfruttano dati giuridici strutturati, raccolti e caricati dagli esperti che hanno lavorato al progetto, e poi elaborati in modo semi-automatico per fornire un supporto personalizzato agli addetti ai lavori[6].
Il primo strumento, chiamato “Mass testing”, produce un rapporto comparativo che mostra il quadro giuridico (legislazione e giurisprudenza) dei sistemi nazionali pertinenti su un determinato diritto procedurale. Questa funzionalità ha lo scopo di supportare i legislatori nella valutazione del livello di armonizzazione dei sistemi giuridici nazionali e nella individuazione di standard nel diritto europeo.
Il secondo strumento, denominato “Single Assessment”, richiede all’utente di fornire una serie di informazioni relative ad un caso specifico e, su tale base, produce una valutazione relativa alle eventuali questioni problematiche riscontrabili. Questo mezzo è progettato per agevolare gli addetti ai lavori in una prima valutazione degli aspetti critici relativi a casi pratici.
Il terzo e ultimo strumento, l’”Automated Reasoner Assessment”, mira a supportare gli utenti nello sviluppo e nell’analisi del ragionamento giuridico applicato ad un determinato caso concreto. Questo strumento rappresenta un’innovazione tecnologica, consistente nell’applicazione di modelli computazionali e di analisi al settore penale. Il sistema è strutturato in un database contenente le norme e in un modulo di ragionamento, che applica le stesse a casi specifici in modo automatizzato. Nello specifico, all’utente viene presentato un elenco di domande, che spaziano dalle informazioni relative all’imputato, alla fase e alla materia del procedimento, ed il cui scopo è raccogliere tutte le informazioni significative sul caso in esame. Sulla base delle informazioni inserite nel form, all’utente possono essere presentate ulteriori domande relative ai fatti già esposti, per meglio specificarne i dettagli essenziali. Considerando ed analizzando automaticamente tutte le norme pertinenti alla luce dei dati forniti, il sistema presenta quindi le soluzioni elaborate. A tal fine, lo strumento dispone di un modello computabile delle norme giuridiche, che viene impiegato per rendere la valutazione richiesta. Il risultato fornito prende in considerazione tutte le fasi del ragionamento giuridico, terminando in una conclusione specifica, nonché in una valutazione automatica del livello di armonizzazione della legislazione nazionale con la direttiva pertinente[7].
3. Il progetto FACILEX.
Prendendo spunto dal progetto precedente, un simile approccio integrato è stato applicato in una fase successiva anche all’ambito della cooperazione fra Stati membri. Avviato nel dicembre 2022, sempre con guida del Dipartimento di Scienze giuridiche della Università di Bologna, il progetto FACILEX (“Facilitating mutual recognition: Analytics and Capacity building Information LEgal eXplainable tool to strengthen cooperation in the criminal matter”) è anch’esso finanziato anche dalla Commissione europea-DG JUST[8]. Nello specifico, il progetto si è posto l’obiettivo di rafforzare l’attuazione e l’applicazione del diritto dell’Unione europea nell’ambito della cooperazione giudiziaria in materia penale, attraverso l’ausilio di strumenti digitali. Più nel dettaglio, la ricerca di FACILEX porta avanti e supera il lavoro già effettuato in CrossJustice, in un duplice senso.
Da un lato, FACILEX ha mutato l’oggetto dell’analisi, spostando esplicitamente il focus sulla dimensione della cooperazione orizzontale, prendendo in considerazione strumenti di mutuo riconoscimento e non solo normative verticali a livello nazionale. In particolare, anche alla luce della nuova Agenda strategica 2019-2024[9], il progetto si concentra sul Mandato d’arresto europeo (D.Q. 2002/584/GAI), sull’Ordine di indagine europeo (Direttiva 2014/41/UE) e sul Regolamento 1805/2018 sui provvedimenti di congelamento e confisca, così come implementati o comunque operativi in nove Stati membri: Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Spagna e Paesi Bassi.
Dall’altro, in questo secondo progetto è stata migliorata notevolmente la metodologia e l’approccio informatico-giuridico, concentrandosi sulla modellazione di norme giuridiche complesse e multistrato nel campo della cooperazione penale, e adottando nuovi approcci informatici nello sviluppo delle funzionalità della piattaforma. A differenza di altri strumenti attualmente disponibili sul mercato, che consentono solo l’accesso alla giurisprudenza e alla legislazione di settore, FACILEX include una funzione di consulenza potenziata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, che fornisce un’analisi comparativa accurata sullo stato dell’arte degli strumenti di cooperazione penale nei diversi Stati membri.
Sul piano operativo, FACILEX è intervenuto sulla piattaforma CrossJustice, producendo uno strumento integrato che oggi si occupa quindi sia di cooperazione giudiziaria, sia di diritti processuali.
In primo luogo, si è ampliato il database (LegalDataBase), aggiungendovi le normative relative ai tre strumenti di cooperazione prescelti, sia a livello europeo, che a livello nazionale. Analogamente a CrossJustice, tutti i dati sono disponibili in inglese e comprendono anche la relativa giurisprudenza.
In secondo luogo, il progetto ha sviluppato un ulteriore modulo, denominato “Customized Single Test Advisory Module” ed incentrato sulla cooperazione giudiziaria, ed in particolar modo sul funzionamento dei meccanismi di rifiuto alla cooperazione.
Questo modulo è basato su una rappresentazione trasparente e computabile della conoscenza e del ragionamento giuridico. Lo strumento è stato concepito per essere facile da usare ed accessibile ai giuristi. È strutturato in modo tale da fornire un livello di explainability elevato, grazie all’adozione di nuovi approcci tecnologici simbolici e sub-simbolici. A partire dalla metodologia precedentemente sviluppata in CrossJustice, gli esperti del progetto hanno formalizzato le norme giuridiche in modo più dettagliato ed espressivo, consentendo un elevato grado di isomorfismo rispetto al materiale giuridico di partenza. L’obiettivo è stato quello di fornire una rappresentazione formale delle norme giuridiche comprensibile anche ai non-esperti. Per la formalizzazione sono state considerate le maggiori fonti di informazione per ogni scenario possibile, a partire dalla giurisprudenza. Ad esito di ciò, il sistema è in grado di effettuare ragionamenti abduttivi (ad esempio, “quali sono le condizioni per ottenere un determinato risultato?”), aiutando gli addetti ai lavori a ragionare strategicamente su un caso concreto. Il modulo, in altre parole, fornisce consulenza in modo semplice e intuitivo, cioè rispondendo a un questionario step-by-step, progettato per tenere conto anche dell’inesperienza degli utenti e della generale mancanza di competenze tecnologiche degli operatori del diritto.
Nello specifico, il modulo “Customized Single Test Advisory Module” consente di descrivere uno scenario, inserire le relative informazioni (ad esempio, nazionalità dell’imputato, Stato di emissione e di esecuzione della richiesta di cooperazione) e quindi di ricevere una valutazione ad hoc sui potenziali difetti di cooperazione e sui rimedi disponibili nello specifico ordinamento di riferimento (ad esempio, se uno specifico motivo di rifiuto può essere invocato o meno nel caso in questione). Il modulo elabora tutte le possibili soluzioni in base a parametri variabili relativi alle informazioni fornite dall’utente.[10]
Le spiegazioni fornite dal modulo in relazione ai casi concreti sono rese intellegibili agli utenti dall’impiego di Large Language Models (LLM), che traducono i risultati dell’analisi automatizzata da un linguaggio di programmazione di alto livello a un linguaggio naturale, consentendo un’interazione rapida, chiara e accessibile con la tecnologia. Nello specifico, la produzione di una risposta corredata di una spiegazione in linguaggio naturale implica, nella fase modellazione della conoscenza giuridica, l’identificazione di una serie di condizioni derivanti dalla relativa normativa, sia essa europea, nazionale o di entrambi i livelli. I ricercatori hanno tradotto queste condizioni in un linguaggio di programmazione logica, che è stato utilizzato per calcolare un risultato basato sulle informazioni fornite dall’utente. Il risultato, infine, viene passato all’LLM, al quale viene chiesto di generare una spiegazione in linguaggio naturale, che includa una sintesi del caso e un elenco delle norme applicabili. In questa fase è possibile utilizzare qualsiasi LLM (con il prompt appropriato), in quanto il linguaggio utilizzato dai programmatori è abbastanza vicino a quello del testo normativo da consentire alla macchina di riconoscere e tradurre automaticamente l’output del sistema.
Come in CrossJustice, la piattaforma FACILEX consente di valutare anche il livello di conformità dei sistemi nazionali al diritto dell’Unione europea (funzione di “Mass Testing”). Essa offre, inoltre, un supporto personalizzato agli operatori giuridici nella prima fase di studio relativa a casi transfrontalieri. In aggiunta, è possibile generare casi fittizi per scopi accademici, con la possibilità di indicare un insieme incompleto di fatti e di far sì che il sistema completi le possibili condizioni, al fine di mostrare tutte le possibili soluzioni.
Infine, sempre in modo innovativo rispetto alla ricerca precedente, la piattaforma integrata FACILEX comprende moduli dedicati alla produzione di “Harmonized Glossaries” e “Harmonized Indexes”. Questi strumenti forniscono gli indici di armonizzazione riferiti ad ogni Stato membro, ovvero una misura di prossimità tra i termini e i concetti della legislazione europea e quelli impiegati negli ordinamenti nazionali. Tali moduli, combinando analisi giuridica e computazionale, consentono di valutare il livello di conformità della legislazione nazionale alle normative europee in materia di cooperazione giudiziaria, nonché di accedere a una valutazione automatica del livello di armonizzazione terminologica e concettuale. Difatti, poiché i termini e le definizioni possono assumere significati diversi nei testi normativi dell’UE, questa parte della ricerca è basata su un’analisi semantica. In particolare, è stata utilizzato il Natural Language Processing (NLP), una tecnica di intelligenza artificiale per l’analisi testuale delle fonti giuridiche.
In sintesi, accedendo alla piattaforma integrata FACILEX, gli operatori del diritto possono ricevere una valutazione legale personalizzata su potenziali difetti di cooperazione e sui rimedi disponibili in relazione ad uno scenario specifico, tracciando le potenziali soluzioni relative ai parametri indicati. Il progetto di ricerca rappresenta quindi uno strumento prezioso per semplificare la cooperazione giudiziaria dell’UE in materia penale: sfruttando tutte le potenzialità delle nuove tecnologie, lo studio promuove la conoscenza, la comunicazione e, in ultima analisi, la fiducia tra gli attori rilevanti nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
4. Prospettive future.
I progetti CrossJustice e FACILEX illustrano un approccio metodologico per integrare in modo rigoroso e utile la tecnologia automatizzata nella pratica dei procedimenti penali. Questi risultati, tuttavia, sono ben lontani dal rappresentare un punto di arrivo, ma piuttosto anticipano la linea di partenza per gli studi che verranno. A questo proposito, diversi profili già si rivelano come potenzialmente interessanti per ulteriori ricerche.
In primo luogo, la metodologia integrata di analisi e ragionamento sperimentata nei due progetti descritti potrebbe trovare applicazione ad altri aspetti del diritto processuale penale, ad esempio per quanto riguarda i diritti delle vittime, anch’essi soggetti all’armonizzazione dell’UE con la Direttiva 2012/29/UE.
In secondo luogo, l’approccio sviluppato in questi studi può essere utile per supportare un metodo legislativo basato su dati (anche numerici, in certa misura), spesso assenti in materia penale, fornendo strumenti per analizzare l’impatto di una legge, così come supportando il legislatore nella individuazione di lacune, incoerenze e questioni interpretative che possono ostacolare l’armonizzazione. Questo approccio, naturalmente, può essere esteso anche ad altre aree del diritto soggette ad armonizzazione da parte dell’UE e caratterizzate da un modello di enforcement complesso, ad esempio nella vigilanza finanziaria.
In terzo luogo, l’approccio logico-simbolico alla base dello sviluppo tecnologico impiegato nei due progetti offre un vantaggio decisivo rispetto agli approcci totalmente sub-simbolici basati sui dati e l’apprendimento automatico sperimentati in altre sedi. Il sistema FACILEX, in altre parole, basa il suo ragionamento su un modello simbolico ed esplicito del diritto, con ciò garantendo la trasparenza e la explainability dei risultati, e quindi consentendo all’utente umano di integrarli nella sua attività decisionale. A fronte di queste prime applicazioni pratiche, l’utilizzo dei LLM e di tecniche automatiche di analisi testuale in combinazione con gli approcci simbolici in materia penale e non solo dovrà essere ulteriormente studiata.
Da ultimo, altre linee di ricerca rilevanti sono state esaminate solo parzialmente nei presenti studi, ma stanno acquisendo un peso crescente nella valutazione dell’efficacia delle garanzie procedurali a livello nazionale e sovranazionale. Ad esempio, la crescente diffusione della tecnologia digitale richiede una riflessione molto più approfondita sull’interazione tra potenziali violazioni delle norme processuali e del diritto alla privacy e alla protezione dei dati, nonché rispetto ai relativi rimedi esperibili.
Tutte queste direzioni di studio, naturalmente, afferiscono solo ad un aspetto dello sforzo generale funzionale ad assicurare una cooperazione migliore nell’Unione e un rispetto effettivo dei diritti fondamentali. Ad esso devono infatti affiancarsi anche profili pratici, ma essenziali, a partire dall’investimento in una formazione adeguata, che coinvolga tutti gli attori processuali, dagli avvocati ai giudici, dai pubblici ministeri alle forze dell’ordine e agli operatori linguistici; una formazione che oggi, ancora troppo spesso, fatica a tenere il passo dello sviluppo tecnologico e del contesto globalizzato in cui i giuristi devono muovere i propri passi.
Ci auguriamo che queste ricerche, al di là di ogni loro limite, possano contribuire a cambiare tale paradigma formativo, fornendo uno strumentario metodologico che permetta di navigare meglio nelle tumultuose acque dell’ambiente sempre più complesso, integrato, multidisciplinare, ma anche appassionante che è la nostra società.
5. Appendice. La piattaforma CrossJustice/FACILEX: scenari applicativi.
Per illustrare il funzionamento della piattaforma integrata CrossJustice e FACILEX, utilizzeremo i seguenti casi di studio.
Scenario 1. Focus sulle garanzie procedurali (piattaforma online CrossJustice)
Un cittadino italiano, il signor X, viene arrestato in Bulgaria per truffa sulla base di un ordine emesso dalle autorità italiane. In Bulgaria, il signor X viene interrogato dalla polizia. Questo atto investigativo potrebbe ledere diversi diritti fondamentali, tra cui il diritto all’accesso a un avvocato, al silenzio, all’informazione e ad un ricorso effettivo.
Ad esempio, l’avvocato italiano che difende il signor X potrebbe sollevare l’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese dall’arrestato alla polizia bulgara durante il processo italiano per il reato di truffa, sulla base di diverse argomentazioni logico-giuridiche, quali:
1) in generale, la legislazione bulgara relativa alle garanzie dell’imputato non è conforme al diritto europeo (le sei direttive sulle garanzie procedurali) e quindi, nel caso specifico, si è verificata una violazione di tali garanzie; oppure
2) pur essendo generalmente conformi al diritto europeo, i diritti procedurali riconosciuti in quel caso specifico dalle autorità bulgare non sono equivalenti a quelli riconosciuti dalla legge italiana nello stesso caso.
Per verificare tali ipotesi, l’avvocato deve conoscere la legislazione bulgara applicabile, così come interpretata dai tribunali locali, e valutare sia la sua conformità con il diritto europeo in materia di garanzie procedurali, sia la sua compatibilità con i diritti processuali italiani riconosciuti nello stesso caso.
A tal fine, l’avvocato può innanzitutto utilizzare la funzione “Mass Testing”, per avere una panoramica – in inglese – della legge applicabile in Bulgaria.
In seguito, l’avvocato può affinare la valutazione utilizzando lo strumento “Single Assessment”. Fornendo una serie determinata di informazioni, come l’età della persona, il paese coinvolto e la fase del procedimento in corso, la piattaforma genererà un elenco dei diritti applicabili nel caso specifico.
Infine, l’avvocato può ottenere un’analisi automatizzata e più raffinata del caso, utilizzando lo strumento “Automated Reasoner Assessment” e fornendo al sistema informazioni ulteriori relative alla vicenda specifica. Tali informazioni comprendono, ad esempio, quali sono gli ordinamenti giuridici nazionali coinvolti (Italia e Bulgaria); se l’imputato è minorenne o maggiorenne; dove si sta svolgendo il processo (Italia); quale atto investigativo è in corso di valutazione (interrogatorio dell’indagato); dove si sta svolgendo l’atto (Bulgaria); qual è la fase del procedimento (richiesta di mandato d’arresto europeo); quale lingua parla l’indagato (italiano). Sulla base delle informazioni fornite, il sistema effettuerà automaticamente una valutazione personalizzata sulla compatibilità della legge bulgara applicata al caso specifico con il diritto europeo e con i diritti processuali italiani in gioco.
La relazione di valutazione includerà una spiegazione del ragionamento svolto dalla piattaforma ed i riferimenti alla legislazione pertinente che giustificano la risposta.
Scenario 2. Focus sui meccanismi di cooperazione (piattaforma online FACILEX)
Un pubblico ministero italiano, nello svolgimento delle proprie indagini, solleva la necessità di ottenere alcuni documenti in possesso di un avvocato che si trova in Polonia, per produrli come prove in un processo. A tal fine, in Italia viene emesso un ordine europeo di indagine, chiedendo alle autorità polacche di raccogliere tali documenti. A seguito della richiesta di cooperazione, le autorità polacche valuteranno se eseguire l’OEI o se rifiutarlo, sulla base della tutela riconosciuta in quel sistema al rapporto cliente-avvocato.
Per prevedere il potenziale esito della richiesta di cooperazione, il pubblico ministero italiano deve valutare se esiste un motivo specifico di rifiuto che potrebbe essere opposto dalle autorità polacche. A tal fine, si può innanzitutto utilizzare la funzione “Harmonization Mass Testing”, per avere una panoramica – in inglese – delle leggi italiane e polacche applicabili e per ottenere un indice di armonizzazione relativo agli Stati membri coinvolti.
In seguito, il pubblico ministero può ottenere un’analisi automatizzata e più raffinata utilizzando lo strumento “Customized Single Test Advisory Module”. A tal fine, è necessario fornire al sistema ulteriori informazioni sul caso specifico. Tali informazioni comprendono, ad esempio, quali sono gli ordinamenti giuridici nazionali coinvolti (Italia e Polonia); quale atto investigativo è stato richiesto (produzione di documenti riservati); quali diritti sono in gioco (segreto professionale). Sulla base delle informazioni fornite, il sistema effettuerà automaticamente una valutazione personalizzata sulla probabilità che venga invocato un motivo di rifiuto. Il sistema individuerà quale motivo di rifiuto potrebbe essere invocato dall’autorità di esecuzione, anche alla luce dell’interpretazione data in Italia a tali motivi dalla giurisprudenza (ad esempio, atto investigativo non disponibile in una situazione nazionale simile).
Il rapporto di valutazione includerà una spiegazione del ragionamento svolto dalla piattaforma e i riferimenti alla legislazione pertinente che giustificano la risposta, evidenziando i potenziali punti deboli di una richiesta di cooperazione che dovrebbero essere affrontati (ove possibile) dall’autorità richiedente.
*Università degli Studi di Bologna
[1] Il problema, che è stato alla base delle iniziative dell’Unione Europea a partire dal Libro Verde sulle garanzie procedurali a favore di indagati e imputati in procedimenti penali nel territorio dell’Unione Europea, COM(2003) 75 def. del 19 febbraio 2003, rimane rilevante anche nel quadro post-Stoccolma, come evidenziato da diversi studi, su cui si vedano, ex multis, S. Allegrezza, V. Covolo, Effective Defence Rights in Criminal Proceedings. A European and Comparative Study on Judicial Remedies, Padova, 2018; M. Caianiello, G. Lasagni, Osservazioni comparative, in G. Contissa, G. Lasagni, M. Caianiello, G. Sartor (eds.), Effective Protection of the Rights of the Accused in the EU Directives. A Computable Approach to Criminal Procedure Law, Leiden, 2022, 229.
[2] M. Billi, R. Calegari, G. Contissa, F. Lagioia, G. Pisano, G. Sartor, G. Sartor, Argumentation and defeasible reasoning in the law, in J, 2021, 4, 4, 897.
[3] Si vedano per tutti gli esperimenti realizzati nell’ambito del progetto LegalBEnch, su cui LegalBench: Neel Guha et al, A Collaboratively Built Benchmark for Measuring Legal Reasoning in Large Language Models, in Advances in Neural Information Processing Systems, 2024, disponibile su: https://arxiv.org/abs/2308.11462, anche se rimangono diversi limiti nelle tecnologie ad oggi in uso, v. per tutti T. Dal Pont, F. Galli, A. Loreggia, G. Pisano, R. Rovatti, G. Sartor, Legal Summarisation through LLMs: The PRODIGIT Project, 2023, disponibile su: arXiv:2308.04416.
[4] https://site.unibo.it/crossjustice/en. Grant Agreement n. 847346; il progetto è stato finanziato dal Programma Giustizia dell’Unione Europea (2014-2020).
[5] Per esempi più concreti, v. oltre, § 5.
[6] https://www.crossjustice.eu/en/index.html.
[7] Gli strumenti della piattaforma sono stati testati dagli operatori del diritto di diversi Stati membri nel corso del progetto di ricerca e i relativi feedback sono stati utilizzati per perfezionare il sistema. È stato inoltre redatto un manuale per gli utenti che propone una metodologia comune di training giuridico per migliorare e attuare meglio i diritti processuali sanciti dalle direttive UE, combinando le tecniche di training tradizionali con l’uso del potenziale della piattaforma CrossJustice, v. https://site.unibo.it/cross-justice/en/project-results/publications. I risultati del progetto sono stati pubblicati nel volume collettivo G. Contissa, G. Lasagni, M. Caianiello, G. Sartor (eds.), Effective Protection of the Rights of the Accused in the EU Directives. A Computable Approach to Criminal Procedure Law, Leiden, 2022.
[8] https://site.unibo.it/facilex/en. Accordo di sovvenzione n. 101089634; il progetto è stato finanziato dal Programma Giustizia dell’Unione Europea (2022).
[9] Consiglio europeo, Una nuova agenda strategica per l’UE 2019-2024, disponibile all’indirizzo: https://www.consilium.europa.eu/en/eu-strategic-agenda-2019-2024/.
[10] Ad esempio, se l’utente indicasse come informazioni di base: la nazionalità dell’imputato, lo Stato membro emittente (ad esempio la Bulgaria) ed elementi collegabili a un motivo di rifiuto, ma non lo Stato membro di esecuzione, il Modulo mostrerebbe tutti i possibili risultati per ciascuno degli Stati membri inclusi nel progetto. Per esempi più concreti, v. oltre, § 5.